Se hai dei figli, non sei più una donna, ma solo una mamma

La società ha sempre posto le donne nella condizione di annullarsi, al momento della nascita di un figlio.

Siamo donne, ancor prima di mamme. Eppure, sembra che questo concetto lo capiscano in pochi.

Una donna è legata al parto, al grembo, al ventre. Una donna è spesso vista come la generatrice della vita. Una donna è vita.

Ma una donna non è solamente questo aspetto della sua vita. Noi donne oggi abbiamo la possibilità di lavorare, di avere un salario pari a quello di un uomo.

C’è molto, ancora, per cui combattere e per cui lavorare. Tuttavia, abbiamo ricevuto, dopo avere alzato la voce, numerosi benefici, come è giusto che sia.

Tutto cambia nel momento in cui una donna mette al mondo un figlio. In quel momento, dalla società, è vista come una madre e soltanto come questo.

Sembra che non si riesca più a distinguere l’identità di una donna, che diventa alla fine solo una mamma.

Ovviamente, mettere al mondo un figlio richiede delle responsabilità, che magari vengono condivise dalla coppia, ma è alla madre che il mondo chiede di esserci.

Se sei mamma, la società ti impone di non essere donna

Non si chiede mai al padre di cambiare i pannolini, di essere di conforto per la moglie, di partecipare attivamente alla crescita del figlio.

C’è ancora radicato nella nostra società quel senso patriarcale, quel “il padre deve portare il pane al casa”, ma anche le madri possono farlo.

Non a caso, quando si fa un colloquio di lavoro, noi donne ci sentiamo porre una domanda: ha intenzione di avere figli?

I figli sono visti come una sorta di blocco dell’ingranaggio. Una donna può lavorare, sì, ma quando avrà un figlio dovrà dimenticarselo.

Perché lo Stato non la aiuterà né la supporterà. Tutt’oggi, le leggi che regolano questo aspetto sono molto leggere e proteggono i datori di lavoro, mai le donne.

Ma alle mamme, alle donne, vogliamo dire una cosa. Non dimenticatevi della vostra identità.

La società potrà anche suggerirci di non essere più donne, di non avere hobby, di non avere interessi o persino un lavoro.

Ma noi donne possiamo ribellarci. Noi donne abbiamo una voce, tutte: dobbiamo farci sentire. Non dimentichiamo la nostra identità.

Andare a lavoro, in palestra, avere un hobby, non ci impedirà di crescere al meglio nostro figlio. La nostra vita, anzi, lo ispirerà a fare al meglio.

Dobbiamo farlo anche per loro: dobbiamo rompere la catena.

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